“Mi piaci” le disse, dopo averla guardata negli occhi per un numero infinito di secondi.
La voce gli tremava, ma il suono era uscito abbastanza limpido e forte.
Il suo cuore iniziò a battere così forte che lei avrebbe potuto sentirlo, se si fosse avvicinata.
Lei abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo, lo guardò e sorrise intimidita e sorpresa da quella dichiarazione.
Lui capì che molto probabilmente, il sentimento era corrisposto. Le prese la mano con cautela e attese che lei ricambiasse il gesto e si lasciasse andare. Così fu.
Lei si avvicinò, lasciando che le loro dita si incastrassero per bene.
Erano così vicini che lei poteva sentirlo veramente il battito del cuore di lui, tanto era forte.
Il naso di lui sfiorò quello di lei e dopo un breve attimo di esitazione le labbra di uno incontrarono quelle dell’altra. Un bacio elegante, timido, composto, riservato, un bacio di altri tempi. Un bacio breve, ma di un’intensità infinita.
Non si lasciarono andare, non andarono oltre, non fecero l’amore.
Rimasero in una situazione di punta di piedi, come quando un ospite entra per la prima volta in casa di un amico. Cosciente di essere il benvenuto, ma consapevole di non dover mostrare tutto quello che è. Così fecero loro due, non mostrarono quasi nulla di più all’altro. Sapevano bene che avevano tutto il tempo del mondo per farlo.
Si spostarono sul divano, continuarono a parlare per il resto della serata. Si baciarono poco, ma le loro mani rimasero incastrate per tutto il tempo. Non ne volevano sapere di staccarsi. Tirarono fino a tardi così, cercando di godersi il più possibile quella magia che si era creata. Inevitabile, arrivò il momento per lui di tornare a casa. Dovettero, a malincuore, svincolare le loro dita. Si salutarono, si baciarono di nuovo, si augurarono la buona notte.
Sorridevano entrambi, felici e consapevoli di aver sistemato il primo mattone del loro amore.
Gezim Qadraku.