Generazione di privilegiati

Noi che abbiamo sempre avuto tutto, a noi che non ci è mai mancato niente.
Noi dell’album dei Pokemon e gli infiniti pacchetti di figurine, dopo ogni fine giornata scolastica.
Noi che in quinta elementare avevamo già il cellulare, anche se non ci serviva a niente. “Ma ce l’hanno tutti”, quindi bisognava averlo.
Noi delle prime console.
Noi che alle medie ci andavamo solo per mostrare i nuovi vestiti.
Noi dei Fifa e Pes da comprare appena uscivano.
Noi che alle superiori, bisognava andarci in motorino. Motorino truccato, se non cosa l’avevi preso a fare?
Noi delle prime serate in discoteca a quindici anni, prime sbronze e prime sigarette.
Noi del “voglio questa macchina quando prendo la patente”.
Noi della macchina che volevamo, parcheggiata sotto casa ancora prima di avere in mano la patente.
Noi dei tavoli in discoteca per festeggiare la maggiore età. Noi che ci tagliamo i capelli prima di andare a ballare.
Noi che non abbiamo voglia di studiare e allora andiamo a comprarci il diploma in una scuola privata. Noi che dopo il diploma, scopriamo che studiare è utile.
Noi che allora ci iscriviamo all’università.
Noi dell’iphone o del samsung dell’ultimo modello.
Noi dell’orologio luccicante, però quando ci chiedono “che ore sono?”, rispondiamo dopo aver guardato l’ora sul cellulare.
Noi della palestra pensando di diventare più belli.
Noi del sushi, altrimenti che cena è?
Noi degli aperitivi per il pre-serata. Noi che ostentiamo ricchezza facendoci fotografare con una bottiglia di spumante in discoteca.
Noi che cerchiamo la persona della nostra vita proprio in discoteca.
Noi che abbiamo sempre avuto.
Ho visto un video su YouTube qualche giorno fa. Un bambino, di origini sudamericane riceve il suo regalo di compleanno. Dalle immagini si vede poco la casa, ma si capisce che la famiglia non vive nell’oro, anzi. Il piccolo scarta il regalo e si accorge che è un tagliere.
Avrà poco meno di dieci anni, cosa se ne fa di un tagliere? Non può piacergli, infatti non gli piace. Lui però non si lamenta, non fa alcuna faccia schifata, legge il biglietto di auguri e si alza per ringraziare i suoi genitori, per abbracciarli.
Si risiede e inizia subito ad usarlo, perché vuole dimostrare loro che ha apprezzato il regalo. Dopo però arriva un altro pacco, un po’ più grande. Inizia a ridere, lo scarta, una scatola di scarpe, la apre e…
Sì, è proprio il regalo che desiderava. Per qualche secondo si blocca, la bocca spalancata, lo sguardo perso nel vuoto. Ha realizzato che l’ipad è lì, davanti ai suoi occhi, ha capito che quell’oggetto che avrà sognato per chissà quante notti ora è finalmente suo. Si starà immaginando i sacrifici che i suoi genitori avranno dovuto fare per comprarglielo. E’ solo un bambino, ma è già maturo. La reazione è indescrivibile, si butta addosso a sua madre piangendo, singhiozzando, continua a ripetere “gracias, gracias”. Abbraccia anche il padre, si riede e inizia a toccare l’oggetto tanto desiderato, ma non ce la fa. Ricomincia a piangere e torna tra le braccia della madre.
2 minuti 53 secondi di umiltà, di amore, di valori.
Noi siamo quelli che avrebbero reagito male alla visione del tagliere. Noi dovevamo ricevere assolutamente quello che avevamo chiesto. Noi che avremmo detto solamente “grazie”.
Il giorno dopo avremmo avuto un’altra richiesta. Non ci è mai mancato nulla, non sappiamo cosa voglia dire non poter avere qualcosa. Non sappiamo apprezzare il valore di ciò che abbiamo, dagli oggetti fino alle persone.
Siamo una generazione di privilegiati, una generazione che dovrebbe essere grata della fortuna che ha avuto.
Una generazione con pochi valori, materialista, senza sentimenti,
un generazione di merda.
Noi avremo ben poco da insegnare ai nostri figli.

Gezim Qadraku.