E se i Black Bloc facessero comodo?

Un mese di Maggio che si è aperto con scontri, contestazioni, polemiche e tante, troppe domande.  Due i cortei di protesta da segnalare, quello di Milano del primo maggio e due giorni dopo quello di Bologna. Nati con intenzioni pacifiche, finiti in tutt’altra maniera.
Nell’arco di 72 ore, si è potuto notare come il comportamento delle forze dell’ordine sia passato da un estremo all’altro.
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Cos’è successo a Bologna?
Si festeggiavano i settant’anni della liberazione e la prima festa dell’Unità. Il presidente del consiglio dei ministri, Matteo Renzi, era atteso al parco della Montagnola. Un parco pubblico, che per l’occasione è stato militarizzato.
Perché? Sicuramente per la paura che potesse ripetersi quello che era accaduto a Milano due giorni prima. Il collettivo di protestanti ha cercato di entrare dall’ingresso principale, il quale era stato chiuso e messo al sicuro dagli agenti di polizia. Dopo un lancio di uova e insulti, con scarsi risultati, il corteo si è spostato ad un’altra entrata.
Con mani alzate e volti scoperti sono continuati i cori, le offese e le richieste di poter parlare con Renzi. I due fronti si sono avvicinati sempre di più e una volta venuti faccia a faccia, la polizia ha caricato. Manganellate, spinte, calci e pugni.
Risultato? Una donna a terra con un braccio rotto. Molti ragazzi feriti. Ma sopratutto tanta indignazione e molta rabbia.  La stessa che i protestanti hanno ribadito con urla e cori, fuori dal parco durante il discorso di Renzi.  Un discorso nel quale, il presidente del consiglio dei ministri ha evocato la libertà di espressione. Proprio quando qualche attimo prima, chi si era permesso di utilizzare questo diritto era stato aggredito dalle forze dell’ordine.

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E allora qualche domanda sorge spontanea. Perché due giorni prima chi si è permesso di mettere a ferro e fuoco Milano non è stato sfiorato? Perché invece, chi contesta civilmente viene caricato?
E’ interessante dare un’occhiata alla guerra che si svolge sui social ogni giorno. Quello dei social è un conflitto denso di errori. C’è sempre fretta di prendere una posizione, quando succede qualcosa che attira l’attenzione del paese intero. E allora tutti sulla giostra a inveire contro i Black Bloc, contro il ventenne ( decisamente sotto l’effetto di qualche sostanza) che giustifica la violenza, contro i poliziotti che non hanno fatto niente, contro le stesse forze dell’ordine che due giorni dopo si sono permessi di fare l’esatto opposto.
E’ uno sprint a chi se la prende per primo con il colpevole di turno. Commettendo l’errore che caratterizza queste situazioni. La mancanza di lucidità nel cercare di guardare più a fondo a quello che ci viene detto e mostrato dai media.
Mi soffermo su quello che è accaduto a Milano, perché ci ho trovato più di qualche somiglianza ai fatti di Genova di quattordici anni fa. Il caso della scuola Diaz è tornato sotto i riflettori mondiali, quando qualche settimana fa, la corte Europea dei diritti dell’uomo ha qualificato il blitz della polizia alla scuola come TORTURA.
Anche a in quel caso i Black Bloc non furono sfiorati.
Allora ci si chiede, se in entrambe le occasione, era questa l’unica soluzione possibile?
In molti dicono che se fossero stati attaccati sarebbe scoppiata una situazione ingestibile.
Si, forse, probabile. Non è da scartare come ipotesi.
Da prendere in considerazione le dichiarazioni di un agente di polizia, dopo gli scontri di Milano.
“Ci sono stati dei momenti in cui tutti noi sapevamo che si potevano prendere, fermare. Ma il funzionario ha detto no. Era un ordine e noi agli ordini dobbiamo obbedire. Ci sono alcuni funzionari che i gradi sembrano averli vinti con i punti delle merendine. 
A un certo punto li avevamo chiusi in una piazza. In quel momento i black bloc si potevano bloccare, se ne potevano fermare parecchi. Bastava spostare un po’ di uomini e si potevano chiudere del tutto. È vero che avremmo sguarnito il presidio verso la Scala, ma si poteva ridislocare solo una parte degli agenti”, racconta l’uomo, osservando che “già dalla vigilia si sapeva che l’orientamento era di evitare il contatto a tutti i costi.Fa rabbia vedere la gente che piange perché ha il negozio distrutto. La gente che ti chiede perché non li hai fermati”, commenta l’agente. Veniamo addestrati per fare queste cose, ma se poi non le dobbiamo fare perché ci addestriamo?”.
E se invece facesse comodo il loro intervento? Se fosse qualcuno a mandarceli?

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Fermiamoci un attimo. In questi mesi si è parlato praticamente solo di Expo. Nessuno ha avuto il coraggio di parlarne bene. Sprechi, mafia, appalti, debiti, lavori in ritardo.
E dal giorno dell’inaugurazione invece?
Parole al miele, elogi, messaggi di soddisfazione. Per quanto possano essere belli i padiglioni e tutto il resto, non posso metterlo in dubbio vedendo le immagini, non capisco come sia stato possibile questo cambio di rotta in un lasso di tempo così breve. Come mai si è passati da un estremo all’altro? Ci si è già dimenticati di tutto il fango che ha caratterizzato l’evento più atteso dell’anno?
Il governo ha avuto tutto quello che sembrava impossibile fino a poche ore prima dell’inaugurazione. Un’ottima figura, complimenti per l’organizzazione, messaggi di soddisfazione e soprattutto, l’attenzione dei media dirottata su altro.
Nonostante i lavori non siano ancora stati finiti, o finiti male. Vedi l’incidente del padiglione della Turchia, che ha causato la corsa al pronto soccorso di una visitatrice. Numerosi fonti ci raccontano che il padiglione più indietro nei lavori sia quello italiano, che simpatica coincidenza.
Ci si è subito dimenticati anche del problema del lavoro in Italia. La figura del lavoratore offuscata dalla partenza dell’Expo, proprio nel giorno della festa nazionale dei lavoratori.
Mi viene dunque da dire, che per il governo e per le forze economiche del paese, l’azione dei Black Bloc è stata una manna dal cielo.

Fonti:

http://www.huffingtonpost.it/2015/05/04/expo-agente-milano_n_7202516.html
http://www.serviziopubblico.it/2015/05/renzi-carogna-fuori-da-bologna-gli-scontri-e-limmagine-choc-della-manifestante-ferita/
-http://video.corriere.it/renzi-bologna-scontri-fischi-fa-riforme-destra/ea02014c-f21f-11e4-88c6-c1035416d2ba

Gezim Qadraku.

La violenza non ha mai risolto niente

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Eccoci qua, per l’ennesima volta, a commentare qualcosa di vergognoso.
1 maggio 2015.
Quest’anno il primo maggio è stato tante cose.
E’ stata la festa dei lavoratori, anche se la maggior parte di questo paese non è rimasta a casa a festeggiare, ma è andata al lavoro.
L’altra metà, è rimasta a casa, non a festeggiare, ma a sperare di trovarlo un lavoro.
Il primo maggio è stata anche l’inaugurazione dell’Esposizione Universale , l’evento più atteso dell’anno.
Il primo maggio è stata anche la tradizionale manifestazione milanese per la festa del lavoro. Quello che è successo questo pomeriggio, non mi va proprio di considerarlo come primo maggio.
Ma cos’è successo?
Il corteo “No Expo” ha preso il via alle ore 15, da piazza XXIV maggio, porta Ticinese.  A formare il corteo c’erano famiglie con i propri figli, molti studenti, esponenti di vari partiti politici , clown, una banda che ha animato il corteo cantando “Bella ciao”. Bandiere raffiguranti, “L’altra Europa con Tsipras”, “No Tav”, “No Expo”.  Simboli antagonisti come le bandiere rosse, con falce e martello.
Tutto sembrava concludersi per bene, dato che il corteo aveva quasi raggiunto il punto di conclusione, a Pagano. Poco prima di raggiungere Cadorna, è scoppiato l’inferno.
La parte centrale del corteo si è separata e sono comparse maschere antigas, fumogeni, molotov, pietre. Tutto questo materiale è stato lanciato verso le forze dell’ordine.
Da quel momento si è verificato un susseguirsi di scontri, esplosioni, devastazioni, macchine bruciate, vetrine rotte e imbrattate. Trasformando il centro di Milano in uno scenario di guerriglia urbana.

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Ma chi sono i colpevoli di tutto questo?
Si fanno chiamare Black Bloc, si vestono di nero, si definiscono anarchici  e il loro scopo è organizzarsi per dare vita ad azioni di protesta violente.
Nonostante si definiscano anarchici, è molto difficile accettarla questa definizione. In quanto, una caratteristica principale di questo “blocco” è proprio la mancanza di pensiero.
Scrivo “blocco”, perché non sono né una organizzazione, né un gruppo. Visto che non hanno sedi, giornali e neanche una ideologia.  La loro costante è il rifiuto al capitalismo, ogni persona può intrufolarsi tra di loro ad una manifestazione e distruggere tutto quello che riesce.  Quindi per correttezza, ad ogni cosa il suo nome.  Insieme di soggetti, che in certe situazioni, preferibilmente cortei o manifestazioni, si aggregano giusto il tempo per commettere disordine e violenza.

Non si è mai risolto niente con la violenza, la storia lo dimostra.
Ho appena ascoltato un’intervista di un giovane ragazzo, presente questo pomeriggio al corteo, il quale con molta convinzione ha affermato che senza la violenza non si sistemerà mai niente. Caro ragazzo, la non violenza ha cambiato il corso della storia.
Ora ti faccio qualche esempio.
Un certo Gandhi, conquistò i diritti per i suoi compatrioti utilizzando il metodo della non violenza, detto anche “satyagraha”.
Esattamente cinquant’anni fa, Martin Luther King guidava oltre cinquecento manifestanti, alla marcia che iniziò da Selma e si concluse a Montgomery. La manifestazione fu bloccata dalle forze dell’ordine, tramite l’utilizzo della forza.
Tutto questo portò alla legge che proibiva la discriminazione razziale e rafforzava il diritto di voto, dando la possibilità alle minoranze razziali di iscriversi alle liste elettorali.
I cittadini di Belgrado marciarono sul ponte della loro città per interrompere i bombardamenti della NATO. Ci riuscirono, nonostante il loro presidente Slobodan Milosevic fosse colpevole di crimini di guerra.

Bisogna combattere la violenza. Il bene che pare derivarne è solo apparente; il male che ne deriva rimane per sempre“.
(Mahatma Gandhi)

Gezim Qadraku.