Una sera di primavera

Una sera di primavera, ero fuori sul balcone a godermi la meravigliosa immagine che il tramonto stava creando davanti ai miei occhi. Non faceva né caldo, né freddo.
Quel clima mite che solo certe sere di primavera sono in grado di offrire. Lei era seduta di fianco a me, le gambe completamente nude e il perizoma in bella vista, la maglietta  le arrivava giusto al bacino e permetteva a tutto quel ben di Dio, di essere osservato. Avevamo appena finito di fare l’amore. Eravamo due tipi silenziosi, parlavamo facendo l’amore. Era un ottimo modo per capirsi. Dopo quasi un’ora di intensa conversazione sotto le lenzuola, eravamo tornati ai nostri silenzi.
L’orologio scandiva le diciannove e quarantacinque minuti, le nostre sigarette si erano quasi spente, il ghiaccio nel whisky irlandese si stava sciogliendo, il sole era in procinto di andare a dormire, ma volle darci un’ultima occhiata. Si era accorto pure lui che eravamo qualcosa di bello.
Yann Tiersen alla radio suonava Comptine d’un autre ètè: L’après-midi.
La vita, in quel preciso istante, sembrava qualcosa di meraviglioso.

Gezim Qadraku.

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