La teoria del tutto

L’affascinante vita del cosmologo inglese Stephen Hawking.

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Ci troviamo in Inghilterra, nell’università di Cambridge.
Stephen ha deciso di intraprendere il corso di dottorato in fisica,
è uno di quei geni,
che a differenza di noi normali essere umani, raggiungono il massimo risultato con il minimo sforzo.
La sua normale vita viene sconvolta in poco tempo.
L’incontro con Jane, una ragazza che frequenta il corso di lettere, con una dedizione per la religione. L’esatto opposto di lui.
Appassionato di fisica e lontano da dio.
Ma come ci ricorda la chimica, gli opposti si attraggono.
E’ un’attrazione fortissima, che rischia di svanire dopo poco tempo.
Stephen contrae l’atrofia muscolare progressiva. Una malattia degenerativa che mette in difficoltà il ragazzo negli aspetti più banali della vita quotidiana, come scrivere e camminare.
La pellicola ci descrive la vicissitudini giornaliere di questo genio.
Difficoltà enormi che non gli impediscono di lavorare,
per trovare una relazione tra spazio e tempo,
una teoria del tutto, un’equazione unica.
Spazio e tempo,due fattori decisivi nella vita di Hawking.
Due anni, il tempo che gli rimane da vivere, a detta dei medici dopo la diagnosi della malattia.
La sedia a rotelle, lo spazio nel quale sarà costretto a passare la propria vita.

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Il regista ci mostra un’equazione unica, che non ha a che fare con quella che sta cercando Stephen.
Un’equazione che ha una costante,
fondamentale,
l’amore.
L’amore di Jane nei confronti di Stephen.
Un’amore che gli permette di continuare a vivere, di procedere nei suoi studi, di presentare la propria tesi di dottorato, di avere una famiglia.
Una costante che regala a Stephen una vita insperata.
Un film normale che racconta una storia straordinaria.
Il tocco di qualità è la pazzesca interpretazione di Eddie Redmayne,
un’ottima capacità di calarsi nelle varie condizioni fisiche di Stephen.
Capace di non risultare banale o esagerato,
ma molto realistico.
Un’interpretazione da Oscar.

Voto: 7,5

Gezim Qadraku.

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